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Territorio

Dove si svolge l'intervento?

L’intervento sarà realizzato sul territorio dell’Ambito S1 e dei relativi distretti socio-sanitari di riferimento afferenti all’ASL ex Salerno 1 (DS n. 62 – Pagani – Sarno – S. Valentino Torio – San Marzano sul Sarno; DS n. 60 – Nocera Inferiore – Nocera Superiore – Roccapiemonte – Castel San Giorgio; DS n.  61 – Angri, Corbara, S. Egidio del Monte Albino, Scafati).

L’area, al 01 gennaio 2011, conta 273.398 abitanti (m: 49%; f: 51%). Dal 2001 al 2010 questa è stata interessata da un fenomeno di incremento demografico con un trend che si attesta sul 4%. La struttura demografica si caratterizza come segue:

  • età media pari a 38,7 anni, al di sotto del valore regionale di circa un punto;
  • incidenza della fascia 0-14 sul totale del 17.3%;
  • incidenza della fascia 15-64 sul totale del 68.2%;
  • incidenza della fascia over 65 sul totale del 14.5%;
  • indice di vecchiaia pari al 95%;
  • tasso di natalità pari al 10.2 per mille;
  • tasso di mortalità pari all’8 per mille.

Le famiglie censite sono 91.630 e sono costituite in media da 3 componenti. Il reddito medio per popolazione è di 6.227 euro, al di sotto della media provinciale e regionale (R: € 7.484; P: € 7.598).

In linea di massima, il territorio, secondo uno studio recentemente pubblicato (La costruzione del benessere sociale nella Valle del Sarno, a cura del Piano di Zona S1, 2011), presenta diverse criticità riconducibili a:

  • crescita della popolazione in progressiva frenata;
  • aumento degli anziani (2001-2010: +13,4%);
  • decremento del tasso di natalità (1982-2010: -1,8) e diminuzione dei minori (2001-2010: -  6%);
  • preoccupanti indici di carico sociale;
  • ampiezza dei nuclei familiari in riduzione (numero medio componenti: 3);
  • struttura produttiva scarsamente innovativa;
  • tasso di disoccupazione oscillante intorno al 56% con una notevole precarizzazione professionale evidente, in particolar modo, tra donne, giovani (tasso di disoccupazione: circa il 50%) e persone con titolo di studio medio-alto;
  • aumento esponenziale dei migranti.

Il contesto presenta un numero di persone diversamente abili stimate in circa 23.403 unità (fonte: proiezione su dati Istat). Ma quante di queste sono affette da SLA? Sono i parametri rilevati a livello sovra-locale che ci aiutano a stimarle.

La SLA colpisce prevalentemente gli adulti tra i 40 e i 60 anni. Il decorso medio è di circa tre anni, il 50% degli affetti muore entro 18 mesi dalla diagnosi mentre solo il 20% supera i cinque anni ed il 10% i 10. La morte sopravviene nella maggior parte dei casi per insufficienza respiratoria. L’incidenza (nuovi casi) è relativamente bassa: 1,5 – 3 casi ogni 100.000 abitanti all’anno con una prevalenza di malati di circa 6 per 100.000 e, malgrado ciò, essa rappresenta un grosso problema di tipo terapeutico-assistenziale, in quanto manca qualsiasi indirizzo eziopatogenetico e terapeutico.

Considerando che l’Osservatorio sulle malattie rare riferisce la presenza in Campania di 349 malati di SLA, l’Ambito S1 ne accoglie pressappoco 20. Si consideri, tuttavia, che nel territorio dell’ex ASL Salerno 1, sono stati censiti 200 casi di malattie neurodegenerative  tra le quali la SLA, con un incremento annuo di circa 25. Di questi casi, 50 sono localizzati  nel Distretto n. 61 (Scafati, Angri, Sant’Egidio e Corbara) e si ampliano di 7 unità all’anno.

Il caregiver, così come sostiene il Censis (2007) è rappresentato dalla famiglia quasi nella totalità delle situazioni, una famiglia che si trova ad agire in contesti tendenti a garantire interventi assistenziali spesso sporadici e/o insufficienti, la cosa è tanto più vera in riferimento ad una malattia rara come la SLA che, fortunatamente, colpisce un numero molto ridotto di persone.

L’area, in tal senso, ha attivato una proficua concertazione in merito all’opportunità di implementare un protocollo assistenziale per questa tipologia di  pazienti ma, attualmente, nessun passo in avanti è stato compiuto. Pertanto, mancano servizi dedicati sia sul versante residenziale e semi-residenziale che su quello domiciliare. Ciò genera disservizi e carenze nelle risposte istituzionali che caricano di rilevante drammaticità le condizioni sia dei malati che dei familiari. In questo senso il progetto risponde al bisogno innegabile di pari opportunità, partendo da uno sforzo di comunicazione e conoscenza, stimolando una sensibilizzazione della comunità territoriale e sostenendo i familiari nell’impegno di affermare la propria presenza in chiave costruttiva nel tessuto sociale.